AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

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colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 13 marzo 2017

I VANGELI APOCRIFI - di Padre Claudio Truzzi OCD



VANGELI APOCRIFI 

Pochi, nella Bibbia, sono i personaggi sulla cui nascita si danno notizie: Noè (soprattutto tra gli Esseni), Isacco, Giacobbe, Ismaele, Mosè, Sansone, Samuele, David; per tutti si tratta soltanto di schegge di particolari eventi. Dei 4 Vangeli canonici soltanto 2 [quelli di Matteo e di Luca] dedicano notevole spazio agli episodi che precedono e seguono la nascita, mentre qualche notizia sull'infanzia la fornisce  Luca.
Nella letteratura apocrifa – cioè non canonica – le cose vanno diversamente: i testi apocrifi percorrono sostanzialmente quella che era la via dei Vangeli canonici e della fede degli autori e lettori, ma cercando di riempire certi vuoti tra un evento e l'altro, spiegando le conseguenze di certi fatti, con l'occhio rivolto alla fede, concatenandone altri secondo fili conduttori tracciati dalle due narrazioni canoniche, in alcuni casi producendo, con creativa poesia, eventi suggestivi.
Poiché né Marco, né Giovanni hanno premesso notizie circa la nascita ed infanzia di Gesù, pare che i primissimi cristiani fossero meno  interessati a quest’evento. Ma questo non è l'unico motivo che spiega la povertà di notizie. Di fatto, è la letteratura apocrifa a dimostrare molta curiosità ed interesse per tutte le vicende della natività e dell'infanzia. Infatti – riscontro interessante – è nella letteratura apocrifa che, per la prima volta, vediamo unite le due prove di Matteo e di Luca: prove molto divergenti, che vedremo.
TRE sono i personaggi che attrassero l'attenzione dei primissimi cristiani: Maria, Giuseppe e, natu-ralmente Gesù, bambino e ragazzo. I contorni geografici sono sempre gli stessi: Betlemme, Gerusalem-me, Galilea e Giudea (cui s’aggiungono Cafarnao e Gerico).
•   Sulla persona di MARIA, la tradizione apocrifa è assolutamente vicina al Vangelo di Luca, e ne sottolinea in particolare la misteriosa maternità. Per esempio, la “Lettera degli apostoli” – datata intorno al 150 e probabilmente d’origine egiziana –, presenta gli apostoli a convegno con Gesù risorto: dopo essersi assicurati che sia proprio lui, l'interrogano su come avvenne la sua Incarnazione e la sua nascita. Egli rac-conta che discese dall'empireo per gradi [secondo le concezioni astronomiche d’allora]. Una volta sulla terra, «presi» – aggiunge – «la figura dell'angelo Gabriele, apparvi a Maria e parlai con lei. Il suo cuore m’accolse e lei credette; io mi fermai ed entrai nel suo corpo. M’incarnai; ma all'infuori di me, non ebbi altri ministri per quanto si riferisce a Maria...». (14, 2).
Un altro testo di poco posteriore al precedente – il “Vangelo di Bartolomeo” –, presenta gli apostoli che, riuniti con Maria, insistono per conoscere da lei come fece a concepire «colui che è inconcepibile», ed «a generare una grandezza così grande». Lei, però, lei si schermisce: «Non interrogatemi su questo mistero. Se inizio a parlarvene, dalla mia bocca uscirà fuoco che consumerà tutto il mondo». Loro però insistono. Lei, allora, li invita a pregare, poi inizia un racconto misterioso: l'apparizione d’un angelo che, quando lei era ragazza e serviva nel tempio, le portò da mangiare e poi le aveva detto: «Ancora tre anni e ti manderò la mia Parola, e tu concepirai un figlio...; tu sarai il calice del mondo...». Mentre parla, dalla sua bocca esce fuoco... ed appare Gesù risorto che le ordina: «Non rivelare questo mistero, altrimenti oggi sarà distrutta tutta la creazione...» (2,122).
Nei nostri Vangeli apocrifi, la persona di Maria ha sempre la stessa presenza muta e misteriosa; e un atteggiamento causato forse proprio dalla fede delle comunità cristiane. 
– Dalla «Nascita di Maria» – noto anche come “Protovangelo di Giacomo” – [che risale almeno alla metà del Il secolo ed è alla base di tutti gli altri vangeli per quanto riguarda l'infanzia di Maria]  conosciamo la sua famiglia (Anna e Gioacchino), e come i genitori l'abbiano offerta, bambina di tre anni, al tempio. Qui l'autore immagina la sua educazione come convittrice in un collegio femminile fino a quando, giunta alla maggiore età, è affidata ad una persona scelta tra tutti i vedovi delle tribù d'Israele, affinché la custodisca in attesa che Dio manifesti i suoi disegni.
• L'annuncio della singolare maternità le è dato poco alla volta, iniziando dal tempio e proseguendo a Nazareth con due episodi: Maria sente una voce mentre va ad attingere acqua alla fontana, e la risente in casa mentre compie i suoi lavori. 
• L'affidamento a Giuseppe non elimina il continuo controllo dei sacerdoti: «Questa fanciulla, che finora è stata onorata da Dio, è affidata alla tua custodia... Il Signore Dio d'Israele avrà cura di lei», dice il sacerdote a Giuseppe (Pseudo Matteo, 8, 592). La scoperta della sua prossima maternità scatena uno scandalo tra il personale del tempio: è Giuseppe ad aver tradito la fiducia dei sacerdoti o Maria ad aver ingannato Giuseppe? Per sapere la verità, sono sottoposti entrambi ad una celebre ordalia, o giudizio di Dio [Bere acqua amara: se uno dei due è colpevole, l'acqua gli gonfierà il ventre e lo renderà sterile].
Secondo lo Pseudo Matteo, (13-122 ss), Maria, prossima al parto, compie il viaggio su un giumento accompagnata da Giuseppe e almeno da uno dei suoi figli, al quale è affidata la cura particolare di Maria, che col suo comportamento dolorante, silenzioso, riflessivo s’addentra nel grande mistero, e pre-occupa quelli che l'accompagnano; Giuseppe è un po’ rude verso la sua sposa, e viene rimproverato da un angelo invisibile. Siccome Giuseppe li precedeva, egli aveva designato la stalla nella quale isolarsi; ma poi vede che Maria è troppo affaticata, sofferente; e decide di fermarsi in una vicina grotta: ordina al figlio di provvedere a Maria cominciando col lavarle i piedi e d’esaudire ogni suo desiderio, mentre lui corre in paese alla ricerca di una donna che possa assistere Maria.
Al suo ingresso, la grotta che era buia, s'illumina di «luce divina». Maria partorisce, circondata da invisibili angeli, immobile, con lo sguardo fisso in cielo, ed in quel momento si fermano tutte le cose: le foglie degli alberi, il flusso del mare, il corso dei fiumi: tutto tace, stupito. 
– Incontriamo qui un testo intensamente eloquente a proposito delle idee e della fede dei primi cristiani: all'inizio la luce è fievole come un piccolo raggio, poi s’ingrandisce e risplende sempre più sino a riempi-re tutta la grotta; poi prende la forma d’un bambino per indicare che ormai la luce è Lui: «E subito nacque un bimbo come sono soliti nascere i bambini». Ed il papiro Bodmer (II sec.): «In quell'istante la luce si ritirò dalla grotta ed una gran luce apparve nella grotta, di modo che gli occhi non potevano reggere; poco dopo questa luce diminuì fino a che apparve un bambino: venne e prese il seno di sua madre» (c. 18). • All'ingresso delle ostetriche, Maria sorride; chiamate per assistere la fanciulla, queste constatano con stupore la sua verginità dopo il parto: Maria infatti si lascia "ispezionare" da loro, obbedisce a quanto le dicono; ma lei non parla mai (Pseudo Matteo, 13,214,5; Vangelo Arabo dell'infanzia, 2,13,2). • Nel terzo giorno la famiglia lascia la grotta per una più confortevole stalla, e nel sesto giorno entrano in Betlemme.
–  Lo “Pseudo Matteo”, come pure il “Vangelo Arabo dell'infanzia”, accompagnano i protagonisti lungo il viaggio in Egitto; e qui s’incontrano alcuni dei più bei quadretti che i nostri artisti hanno immortalato in affreschi, tele, miniature, pagine serene e delicate. 
Nel deserto incrociano bestie: Maria ha paura, ma il bambino che porta in braccio la rasserena; leoni e leopardi vanno loro incontro, e Maria ancora una volta viene rassicurata: «Mamma, non temere, non vengono per farti del male». E ancora: Maria è stanca: vede una palma e desidera sedersi alla sua ombra; una volta seduta, è attratta dal suo frutto: allora «il bambinello Gesù, che con viso sereno riposa sul suo grembo, ordina all'albero di piegare i suoi rami e dar ristoro a sua madre; ma si fa sentire anche la sete, e Gesù ordina ad un albero di scavare e fare sorgere l'acqua con le sue radici (Pseudo Matteo, 17,124,1).
Più fantasioso e ricco di miracoli, soprattutto sociali, è il “Vangelo Arabo dell’infanzia”: narra guarigioni d’indemoniati, di muti e lebbrosi, liberazioni da sortilegi…. Maria non è solo la portatrice di Gesù, ma pure colei che riceve le richieste ed accorda misericordia a nome del figlio, sempre zitto (20, 125, 1).
Quando il figlio ha quasi cinque anni, mal sopportato dalla popolazione per la sua vivacità, non lascia tranquilla la madre, essendo biasimato, lodato, ammirato, per lo più incompreso. 
Maria interviene pochissime volte (Pseudo Matteo, 26, 3; 32,1) e mai direttamente con lui, tanto che la gente accusa lei e Giuseppe d’amare più il figlio che le tradizioni (id., 30,1). 
Maria incoraggia Giuseppe rattristato per paura che la malevolenza delle persone faccia del male a Gesù: «... Colui che lo ha mandato a nascere tra gli uomini, lo custodirà...» (id., 38,2). 
La cattiveria dei vicini li costringe comunque ad andarsene, forse, a Cafarnao, a Gerico, a Betlemme. Di volta in volta Giuseppe le dice «di non lasciare uscire di casa», o «di non lasciare andare fuori» Gesù. Soltanto una volta, nel “Vangelo di Tomaso”, è detto che, dopo un gesto singolare di Gesù, «... la madre lo baciò; e conservava dentro di sé il mistero che gli vedeva compiere».  (11, 2).
–   La persona di GIUSEPPE, invece, entra in scena quando Maria s’avvia alla maggiore età (14 anni), allorché i sacerdoti cercano un uomo cui affidare la fanciulla. Segue poi la scoperta della gravidanza, “Pseudo Matteo”. 
–  Si giunge così al viaggio a Betlemme, uno dei momenti in cui Giuseppe appare investito pienamente di grande responsabilità: a Maria che, seduta sul giumento, gli dice di vedere davanti a sé due popoli – uno piangente e l'altro allegro –, risponde di pensare al viaggio e di non dire parole inutili. Giuseppe precede la comitiva alla ricerca di una sistemazione isolata e tranquilla, ed è inquieto, attendendo notizie dopo aver accompagnato le ostetriche da Maria; ordina poi al “figlio” di lasciarla stare tranquilla, perché lei «parla in segreto con Dio». Affaccendato dopo la nascita del bambino, si trattiene con Maria che desidera averlo vicino; invitato a cena dai pastori, risponde che non può lasciare sola la sposa. S’interessa con impegno per il vitto; biasima i pastori che non hanno portato nulla e loda i Magi che hanno dimostrato generosità.
– È ancora Giuseppe che presenta Gesù per la circoncisione e Maria al tempio per la purificazione (Pseudo Matteo).
– Durante il viaggio in Egitto interviene soltanto in un caso: a motivo del calore che l’infastidisce, chie-de a Gesù d’andare lungo la strada del mare, perché più arieggiata e confortevole, ma Gesù l'accontenta accorciando il tragitto (Pseudo Matteo).
– Per tutto il tempo dell'infanzia di Gesù, Giuseppe ebbe l'ingrato compito d’un padre costretto a vigilare, provvedere socialmente ad un figlio che, com'è naturale, amava tanto, ma che talvolta, come Maria, non riusciva comprendere; per lui aveva perso tranquillità, ma era sempre pronto difenderlo e farlo rispettare. 
È possibile che qualche volta abbia perso la pazienza. Un giorno disse a Gesù «Perché ti comporti così e fai tali cose? Sono molti quelli che si lamentano di te: a causa tua ci odiano ed a causa tua sopportiamo le molestie degli uomini»  (Pseudo Matteo). Un giorno addirittura gli tirò forte le orecchie. La risposta di Gesù è in linea con tutto il Vangelo dell'infanzia: «Il ragazzo si sdegnò e gli disse: “A te basti cercare e non trovare. Veramente non hai agito in modo sensato. Non sai che sono tuo? Non mi molestare!”» (Vangelo di Tomaso; risposta variamente riferita dai diversi manoscritti). [Nella tradizione orientale, ancora sul letto di morte, Giuseppe ricorda, con dolore, questo fatto (“Storia di Giuseppe falegname”]. 
••  Circa la prima infanzia di Gesù, la letteratura apocrifa produsse molto presto la "nascita di Maria" già vista prima. Il “Vangelo di Tomaso” – o semplicemente il “Vangelo dell'infanzia” (14 episodi molto brevi) – ha una lunga storia ed, in epoca a noi vicina, fu considerato da alcuni come racconto di lette  ratura infantile e neppure molto edificante. Totalmente diversa fu invece la stima che ebbe nell'antichità, come ci dimostrano i codici pervenuti fino a noi.
Questo “Vangelo dell'infanzia” – presentato come "i misteri divini" di Gesù –, è attribuito all'apostolo Tomaso od a Giovanni. (Della vita pubblica gli apocrifi non parlano; s’interessano invece del processo a Gesù e della risurrezione). 
Gli episodi s’inquadrano in un arco di tempo che va dai cinque fino ai dodici anni, allorché l'autore si collega alla narrazione di Luca su Gesù nel tempio tra i dottori (Luca 2,41-52), terminando col ritorno di Gesù in famiglia.
L'autore mostra l'ingresso del mistero di Gesù nella nostra società, quando le uniche persone che lo amavano erano Maria e Giuseppe, mentre gli altri, grandi e piccini, avevano verso di lui una diffusa insofferenza e rivolgevano a Giuseppe aperti inviti ad abbandonare il paese: «Non potete stare con noi». Un Vangelo scrive: «Com'è strano che il padrone dell'universo sia portato e fatto peregrinare in diver-se regioni!» (Vangelo Arabo dell'infanzia, 26,2).
*  Nel “Vangelo di Tomaso” Gesù gioca, di sabato, vicino al greto di un torrente; con fango "pulito" pla-sma dodici passeri; scandalizza gli altri bambini e fa cattiva impressione sugli anziani perché irrispet-toso delle tradizioni e della legge; deve intervenire Giuseppe. L'aneddoto prefigura l'elezione dei dodici apostoli, fragili, fatti di argilla. Sgridato, Gesù li vivifica con la sua parola e li manda nel mondo: «Andate, volate, ricordatevi di me, voi siete vivi!».
*  Gesù fa una serie di pozze in cui fa passare acqua torbida affinché si schiarisca, ma un compagno butta tutto all'aria; l'aneddoto riflette lo sconcerto prodotto dalla missione di Gesù intenta a purificare l'acqua del mondo. 
*  Gesù è interrogato da tre maestri, per assecondare le rimostranze della gente contro Giuseppe che non lo mandava a scuola, convinto com'era che nessuno gli potesse insegnare qualcosa. Il primo rimane “sconcertato”, e non va più in là della meraviglia; il secondo vede in lui “un bambino impertinente” e lo maltratta; il terzo “capisce” che in lui parla lo Spirito e lo lascia parlare: sono i tre tipi di reazioni alla predicazione di Gesù.
*  Ancora: Gesù cavalca un raggio di sole filtrato da una finestra e se ne va (idealmente) in Oriente e in Occidente, fin dove giunge il sole; il significato è trasparente.
–  Come si vede, l'infanzia di Gesù è qui narrata non con lo stile dello storico, ma col cesello del poeta, con un processo a ritroso. Dopo la risurrezione, l'autore guarda indietro, ai primi anni di vita di Gesù, e scorge in essi l'impatto che già allora la sua personalità e missione avevano avuto sulla società del tempo e d’ogni tempo. 
E con Gesù, ecco anche una rappresentanza di primissimo piano e tipicamente eloquente: Maria e Giuseppe. 

Ravasi
elaborazione Padre Claudio

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